di Flore Murard-Yovanovitch e Paolo Izzo

di Flore Murard-Yovanovitch e Paolo Izzo



mercoledì 27 ottobre 2010

7. La violenza deve sempre stupire

Per Lucetta Scaraffia, come scrive nel suo articolo "Se l'io è ridotto solo a pulsioni, la violenza non deve stupire" (Il Riformista, 21 ottobre), gli istinti bestiali che abiterebbero dentro ognuno di noi, se non tenuti a bada da padri-chiesa-istituzioni, sfociano "naturalmente" in violenza.
Il solito inganno catto-freudiano, tanto che l'ispirazione arriva alla nostra dallo psicologo dell'Osservatore Romano Claudio Risé, il quale a sua volta rimpiange "il venir meno della figura paterna come figura normativa" e "il sovvertimento di un intero ordine simbolico". Magari, perché no, dovrebbe arrivare un bel padre-prete (pedofilo) a salvarci?
Ma il meglio della commentatrice psico-vaticanista sboccia nella sua analisi dei recenti delitti mediatici: "l'amore esagerato per il cane" (nel caso del tassista milanese) e "il culto del corpo, l'investimento nel body building" (nell'omicidio dell'infermiera romena), sarebbero i moventi dell'omicidio. E una "soggettività debordante", "un'attenzione maniacale a se stessi", dunque il super-ego di una società secolarizzata, le cause del passaggio all'atto violento... Tutto fuorché pronunciare le parole-tabù: malattia mentale. Tutto fuorché riconoscere che l'unica "pulsione" in grado di spiegare la violenza: la" pulsione di annullamento", scoperta e teorizzata da Massimo Fagioli negli anni '70.
La tossicità degli pseudo-sapienti che occupano i giornali con i loro commenti sta infatti nel non voler vedere che le pulsioni diventano distruttive per via di rapporti interumani malati; ma che possono essere "curate", dato che gli esseri umani sono sani alla nascita. Il terrorismo del potere "culturale", che ci vorrebbe tutti criminali, è di voler "gestire la società dalle sue pulsioni negative", tramandare di generazione in generazione l'idealizzazione della "castrazione come unica sopravvivenza", come proprio Fagioli preconizzava trent'anni fa in quella miniera d'oro attualissima che è il suo "Bambino donna e trasformazione dell'uomo".

sabato 23 ottobre 2010

6. Difendersi da una "Cultura" che avvelena

Questa settimana dovremmo prendercela un po' con tutti: Lucetta Scaraffia e Claudio RiséAdriano Sofri e Francesco PiccoloElena Dusi e Carlo Picozza, e poi ancora Umberto GalimbertiPietro CitatiEmanuele Severino e Umberto Eco. Sono decisamente troppi, non ce la faremmo in queste poche righe, ma ci proveremo comunque nelle prossime settimane, affrontandoli uno ad uno.
Per adesso li includiamo sotto una sola categoria, che a loro farà pure piacere, ma che a noi piace sempre meno per il suo alto contenuto di tossicità: CULTURA. Quella che ci viene propinata quotidianamente dai giornali; quella che ritiene di possedere in tasca ogni verità; quella che plagia, inculca, pedagogizza, didascalizza, pontifica, monopolizza, devia o cerca di deviare le nostre menti.
Ci vuole tanta resistenza e la certezza-esperienza di un'altra realtà umana, per rifiutare ogni mattina il martellamento di questa cultura dominante perversa, che ci vorrebbe tutti malati originariamente, dalla nascita. Tutti criminali e malefici peccatori, dall'origine. Controllati semmai dalla coscienza o dalla fede.
Una cultura che sguazza felice in un teorema catto-freudiano e che da decenni, se non da secoli e millenni, con l'ineluttabilità di una natura umana violenta, sancisce l'autorità delle istituzioni, sacre e non, che terrebbero a bada i nostri istinti animaleschi. Una cultura che, da qualsiasi angolo la si osservi, lavora instancabile per convincerci che il Male è dentro ognuno di noi, per prospettarci un destino di marionette obbedienti e identificate, per smarrire la creatività, la vitalità, la fantasia e la sanità degli esseri umani e soprattutto soprattutto convincerci che nessuna trasformazione sia possibile.

lunedì 18 ottobre 2010

5. Trattati come cani

Dalla lettura di "Cani. Sono i migliori amici dello psichiatra" (Elena Dusi, la Repubblica 18.10.10) si evince che, oltre a chi vuole diventare una star di Hollywood, si potrebbe consigliare di andare in California anche a chi voglia intraprendere una brillante carriera in neuropsichiatria.
 I più avanguardistici studi sulla mente umana vengono da lì e l'ultimo in ordine di tempo è la rappresentazione di questo primato, conteso soltanto dai tedeschi di Jena.
Dopo le pecore sognatrici germaniche, infatti, e la scoperta californiana di un'attività neurale nei moscerini - entrambi gli animali molto liberamente associati all'essere umano - dalla patria di Schwarzenegger e Rambo adesso arrivano i cani pazzi: attraverso lo studio dei più fedeli amici dell'uomo, l'Università di San Francisco ha appena decretato che siamo come loro.
Stesse malattie mentali, stesse cure farmacologiche. Così, proprio mentre le case psicofarmaceutiche americane rischiano la chiusura per l'inefficacia dei trattamenti organistici delle malattie mentali, ecco che nuova linfa potrebbe arrivare loro dall'osservazione di Fido e Pluto.
Questo, dunque, lo stato dell'arte della psichiatria mondiale: non potendo ammettere il fallimento pressoché totale del trattamento farmacologico nella cura della malattia mentale, non sapendo che pesci pigliare nemmeno da un punto di vista psicoterapeutico, ancora legati come sono a Freud e ai suoi derivati, gli scienziati del cervello si riducono a fare bau bau. Mentre sono i malati di mente, ancora e sempre, a essere trattati come cani.