di Flore Murard-Yovanovitch e Paolo Izzo

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sabato 6 novembre 2010

8. Depressione politica


Già da qualche giorno, un quesito che il lettore Paolo Baruffaldi ha rivolto a "la Repubblica" sui nessi tra depressione e clima politico-culturale, ci risuona nel profondo. È la rubrica delle lettere ai giornali che spesso diventa antica Agorà, fucina di idee, luogo di sincerità (tanto che talvolta vi ricorriamo anche noi...).
Ed è sempre notevole che sia un lettore, molto più efficacemente di tanti commentatori professionisti, a centrare il "latente" della deriva politico-culturale italiana, riassumendo mille interrogativi in un'unica sentenza. Il signor Baruffaldi semplicemente domandava al giornale del 2 novembre (senza purtroppo avere una risposta): "E' possibile che un individuo si ammali a causa del clima culturale dell'epoca?".
Per noi la sua domanda è pleonastica: sì, un clima politico-culturale ammalato non può non avere effetti sulla psiche dell'individuo, che non è una "bolla", ma è per sua natura sociale e interumana. Se politica e cultura sono violente nell'annullare la realtà, la verità, l'identità e la vita stessa della persona, quest'ultima può stare male. Dunque, il clima da abisso psicopatologico in cui viviamo può ammalare le menti, eccome! Gli esempi sono sotto i nostri occhi: omicidi reiterati, xenofobia dilagante, feudalizzazione sociale, oscurantismo religioso, spettacolarità del nulla e contestuale annullamento di ciò che è irrazionale, vitalità e fantasia.
L'urgenza di capire i nessi tra la malattia mentale e una politica/cultura velenosa è la base del nostro laboratorio, nonché proprio del lavoro di queste settimane e le domande che gridano un'esigenza di risposta sono l'humus... interumano della nostra ricerca. Per ribellarsi, senza ammalarsi.

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